È dello scorso novembre l’aggiornamento congiunturale redatto dalla Banca d’Italia che rileva in Abruzzo una crescita produttiva media del 5.3% (Indicatore Trimestrale dell’Economia Regionale) per il primo semestre del 2022, in linea con la media nazionale. La positività di questo indicatore costituisce un segnale importante per le imprese abruzzesi, che hanno registrato una crescita del fatturato nel corso dei primi nove mesi dell’anno. Considerato il periodo caratterizzato da un aumento dei costi delle materie prime e da tensioni geopolitiche internazionali, il sistema produttivo abruzzese conferma la propria solidità: secondo l’indagine condotta dalla Banca d’Italia, nel corso del 2021, infatti, sarebbero stati quasi completamente recuperati i livelli di attività pre-pandemia nell’industria in senso stretto.

Tuttavia, le difficoltà emerse durante la pandemia, in particolar modo la difficile reperibilità delle materie prime, hanno causato un inevitabile calo della produzione in diversi dei principali ambiti dell’economia regionale. A tal riguardo, da citare è sicuramente quello dell’automotive, da sempre punto di forza dell’industria abruzzese, che ha subito un drastico calo dovuto principalmente al generale rallentamento del settore dei mezzi di trasporti.

D’altro lato, dati incoraggianti in termini di crescita si rilevano in ambito chimico-farmaceutico, metallurgico e dei prodotti in gomma, facendo segnare un + 24,4 % rispetto allo stesso periodo del 2021 secondo il report di Banca d’Italia sull’economia abruzzese. In aggiunta, si è registrato anche un aumento in termini di fatturato, dovuto principalmente all’aumento dei prezzi da parte di molte imprese, al fine di rispondere ai forti rincari del gas e dell’energia elettrica.

In ogni caso, sempre in base al predetto report, si è registrata una generale crescita delle vendite rispetto all’anno precedente, in particolare per le aziende con una maggiore presenza sui mercati esteri.

In base ai dati sull’Interscambio commerciale per la Regione Abruzzo per il primo semestre 2022, pubblicati dall’Osservatorio Economico del MAECI, risulta però che le aziende abruzzesi siano tendenzialmente votate alle esportazioni comunitarie con le uniche eccezioni del Messico e della Turchia, rispettivamente al settimo e al nono posto per valore delle esportazioni abruzzesi con 152 e 73 milioni di euro.

Pertanto, il potenziale dell’export abruzzese nei mercati extra-UE è ancora in larga parte inesplorato. Considerando che gli equilibri economici internazionali stanno cambiando a un ritmo forsennato, è però fondamentale per le imprese tenere il passo con tali evoluzioni al fine di rimanere competitive in un mercato globale sempre più  complesso.

Si pensi a Paesi come l’India, che ha recentemente lanciato un piano economico “Gati Shaki” relativo allo sviluppo e l’investimento di infrastrutture tecnologiche nel Paese al fine di aumentarne l’attrattività in termini di investimenti esteri diretti, specie in un contesto in cui la Cina, a causa della pandemia ancora non totalmente superata e la sua politica “zero-Covid”, ha visto la propria economia performare a livelli più bassi rispetto anni precedenti, quando la crescita del PIL era sempre stata record. Molte aziende straniere stanno infatti guardando ai Paesi del Sud-est asiatico e all’India per spostare parte dei propri investimenti, seguendo quella che è definita la strategia “Cina+1”, che consiste nel diversificare la propria produzione dalla Cina a uno dei paesi limitrofi come Vietnam o India.

In particolare, il Vietnam, che condivide a nord il proprio confine con la Cina e alla quale è collegato da una sviluppata rete infrastrutturale, è stato scelto da molte aziende straniere come una meta ideale dove ricollocare parte delle proprie operazioni. Questo Paese può offrire, infatti, un costo della manodopera molto contenuto, e una forza lavoro numerosa e specializzata, che lo hanno reso negli anni un centro produttivo mondiale per le aziende nell’ambito manifatturiero.

Paesi come India e Vietnam si stanno sviluppando a velocità sempre maggiori, offrendo un’alternativa alle aziende italiane e abruzzesi che guardano all’Asia per espandere il proprio mercato. I settori d’eccellenza dell’Abruzzo, come quello dell’elettronica, agroalimentare e della moda, potrebbero trovare infatti terreno fertile in questi mercati asiatici, che essendo meno esplorati rispetto alla Cina, hanno anche un livello di competizione interno tra aziende straniere più basso. In aggiunta, sia Vietnam che India negli ultimi anni stanno vedendo la nascita di una classe media benestante interessata ai prodotti Made in Italy di qualità come quelli abruzzesi.

Per concludere, gli incoraggianti segnali di ripresa industriale pubblicati dalla Banca d’Italia senz’altro indicano il 2023 come un anno di ripartenza per l’Abruzzo e la propria economia. In particolare, le aziende abruzzesi che operano a livello internazionale dovrebbero approfittare dell’evolvere della situazione globale, cogliendo le opportunità che mercati asiatici come India e Vietnam possono offrire magari partecipando a fiere di settore ma anche valutando la vendita per mezzo di piattaforme e-commerce per raggiungere i mercati citati.

A cura di: Avv. Carlo D’Andrea, Vice Presidente della Camera di Commercio dell’Unione Europea in Cina e Managing Partner dello Studio Legale D’Andrea & Partners, con sedi anche a Shanghai e Pescara