Sempre più imprese stanno orientando i propri investimenti verso il Vietnam ed è essenziale per chiunque avere un’idea concreta della realtà vietnamita, delle normative e muoversi con le dovute cautele. Gli osservatori più attenti si sono interessati al Vietnam soprattutto per le favorevoli condizioni previste dagli accordi commerciali firmati con i paesi dell’ASEAN, gli Stati Uniti e l’EVFTA, siglato con l’Unione europea EVFTA che entrerà in vigore a breve.
A questo riguardo, una delle questioni problematiche è l’abuso dell’etichettatura di origine che consente alle aziende di beneficiare del regime preferenziale previsto dagli accordi di libero scambio. Il Vietnam ha stretto numerosi accordi commerciali con Paesi esteri, ma non ha promulgato regole chiare per i prodotti commerciali destinati al solo mercato interno.
Inutile dire che le imprese dovrebbero senz’altro essere consapevoli dell’importanza del Certificato di Origine. Per definizione, con “Origine del Bene” ci si riferisce ad: il Paese in cui tale bene è stato interamente prodotto o il Paese in cui è stata effettuata l’ultima trasformazione sostanziale.
La maggior parte dei prodotti industriali non sono qualificati per essere considerati “interamente prodotti” in Vietnam. Nei casi in cui il processo di lavorazione è considerato semplice assemblaggio, imballaggio, combinazione di prodotti o non richiede macchinari appositamente installati per svolgere le attività o speciali competenze dei lavoratori, i beni non sono considerati made in Vietnam. In altri casi, i prodotti potrebbero essere idonei se soddisfano uno o entrambi i criteri previsti dalla legge, che sono:
Parte percentuale del valore (noto anche come LVC)
LVC si riferisce alla percentuale di valore del bene sufficiente affinché’ sia qualificato come proveniente del Vietnam. Questa percentuale è determinata calcolando il valore aggiunto rispetto al valore totale delle merci prodotte o trasformate in Vietnam, dopo aver sottratto il valore dei componenti importati o il valore dei componenti di origine non identificabile.
Modifica della classificazione tariffaria (nota anche come CTC)
CTC si riferisce alla modifica del codice HS dei prodotti a livello 2 (due), 4 (quattro) o 6 (sei) rispetto al codice HS dei componenti, estranei al processo di lavorazione utilizzato per creare tali prodotti.
Negli ultimi mesi, il quotidiano Tuoi Tre ha pubblicato una serie di articoli sugli stabilimenti di Asanzo e la loro catena di produzione. Asanzo era una società dal futuro promettente nel campo dell’elettronica fino a quando non sono pervenute segnalazioni per cui, apparentemente, venivano usati componenti provenienti dalla Cina per assemblare televisori, presumibilmente rimuovendo l’etichetta “Made in China” e ribattezzandoli “Made in Vietnam” per la vendita sul mercato interno.
Dal punto di vista legale, non è chiaro se sia stata commessa una frode. Manomettere un’etichetta di origine, sia per le vendite sul mercato interno che per le esportazioni, è un atto fraudolento. Tuttavia, in base alle normative dell’WTO, l’impresa aveva diritto ad autocertificare i propri prodotti come “Made in Vietnam”, poiché l’ultima fase della produzione è stata effettuata in Vietnam. I produttori e gli importatori locali hanno il diritto di auto-dichiarare l’origine dei loro prodotti in conformità col Decreto 43/2017, secondo cui tutti i beni in Vietnam debbano essere etichettati nel rispetto obbligatoriamente, ma nulla specifica in merito ai criteri per l’etichetta “Made in Vietnam”.
Le imprese vietnamite che violano le regole in materia di certificato di origine, possono essere citate in giudizio non solo a livello nazionale ma anche all’estero. Se le imprese locali sono negligenti, la loro condotta puo’ essere punibile ai sensi del diritto internazionale, avendo pur tuttavia rispettato le normative nazionali.