La Repubblica Popolare Cinese, che lo scorso 12 dicembre ha celebrato i 20 anni di permanenza all’interno dell’OMC, è simbolo di un processo di crescita complesso, avvenuto con dinamismo, in un quadro più ampio di riforme strutturali, continuando a confermarsi una delle superpotenze globali. Oggi, a due anni dall’emergenza e dalla diffusione del Covid-19, non è semplice trarre un bilancio. Tuttavia, nonostante frizioni economiche e politiche nel contesto internazionale emerse durante l’apice della pandemia, questo processo di crescita non sembra affatto arrestarsi.
Infatti, dopo un’iniziale contrazione del PIL, pari al 6,8% nel primo trimestre del 2020 (scoppio della pandemia), la Cina ha continuato la sua crescita con il suo singolare dinamismo, ancorché ad un tasso inferiore rispetto al passato, rimanendo comunque l’unica grande economia a crescere nel 2020 insieme al Vietnam, l’altra tigre del sud est asiatico.
Nel 2021, il ritmo di crescita della Cina è stato assai sostenuto. Il suo PIL è aumentato del 9,8% durante i primi tre trimestri del 2021, decisamente oltre il target annuale di crescita prefissato pari al 6%. Tuttavia, questo processo non è avvenuto in maniera uniforme. Da un lato l’aumento del PIL ha subito forti oscillazioni (ad esempio, si registra una crescita su base annua del 18,3% nel primo trimestre del 2021, mentre del 7,9% e del 4,9% rispettivamente nel secondo e terzo trimestre). Dall’altro lato, non sono mancati rallentamenti sul fronte dell’economia interna, ancorché compensati da esportazioni elevate (tanto che, nel settembre 2021, la Cina ha raggiunto un surplus mensile che si colloca terzo nella classifica dei più alti sinora mai raggiunti).
Al fine di potenziare ulteriormente la crescita e spingere verso più modernizzazione e più connettività, lo scorso 11 marzo il Congresso Nazionale del Popolo ha approvato l’ultimo piano quinquennale (il quattordicesimo), relativo a tutti gli aspetti di crescita per i prossimi cinque anni (dal 2021 al 2025).
Il nuovo piano quinquennale viene ben accolto anche dalla Camera di Commercio dell’Unione Europea in Cina, che evidenzia come sia nell’interesse della Cina spingere verso un mercato più aperto con più liberalizzazioni. Ad ogni modo, alcuni aspetti del quattordicesimo piano quinquennale non sembrano muoversi in questa direzione, infatti, per quanto le società europee si siano accorte dell’attenzione della Cina verso innovazione e manifattura, esse sperano ancora in un settore terziario più aperto nel 2022. Su questo fronte, i progressi vengono comunque riconosciuti, come testimonia la recente apertura dei servizi della logistica con la possibilità per le compagnie di navigazione straniere di recarsi nel porto di Yangshan a Shanghai e di usufruire localmente di un relè di carico internazionale, cosa non possibile in precedenza.
Il Covid-19 ha comunque avuto un impatto negativo per quanto concerne lo sviluppo della connettività, data la politica implementata dalla Cina della “tolleranza zero” per limitare focolai regionali dovuti alla pandemia. Tale politica se da un lato ha portato ottimi risultati sul controllo della pandemia, dall’altro non sta favorendo la permanenza delle imprese straniere nel territorio cinese, in quanto complica notevolmente i viaggi nazionali ed internazionali. A ciò si aggiunge che appare ancora lontana l’introduzione di misure di quarantena meno stringenti da quelle attualmente in vigore, nonostante i Giochi Olimpici invernali di Pechino siano ormai alle porte. Tuttavia, il ripristino di voli diretti operati dalla Neos tra Milano e Tianjin è un segnale importante in direzione di un lento ritorno alla normalità, benvenuto dai manager ed imprenditori con interessi in entrambi i Paesi. Ad ogni modo la presenza di un solo un volo a settimana che collega l’Italia alla Cina non è sufficiente. È auspicabile l’implementazione di nuovi collegamenti diretti tra i due Paesi, magari operati dalla nuova compagnia di bandiera ITA Airways ma anche dalla società Blue Panorama per poter migliorare una situazione molto precaria e di chiaro svantaggio competitivo sul piano commerciale. Inoltre, dopo due anni di stop dovuti alla pandemia Covid si spera anche che a stretto giro anche le compagnie aeree cinesi riprendano i voli diretti da e per l’Italia; infatti, non è difficile comprendere quanto siano importanti i collegamenti aerei per attrarre risorse ed investimenti, come anche dimostrato da Francia e Germania, che hanno ristabilito più di un volo diretto a settimana.
Quale speranza e quali criticità allora per gli investitori interessati al mercato cinese?
Sul primo fronte, 20 anni di permanenza della Cina nell’OMC, hanno portato benefici sia per i consumatori, che hanno avuto la possibilità di acquistare prodotti “made in China” ad un prezzo competitivo, sia per le imprese, che hanno avuto l’opportunità di entrare in un mercato in via di espansione e di produrre a costi competitivi. Sul secondo fronte, ossia quello relativo alle criticità, restano ancora molte incertezze per chi opera nel mercato cinese. Molte imprese europee temono che la Cina non stia liberalizzando significativamente molti settori strategici, come riportato nei risultati del Business Confidence Survey 2021 della Camera Europea in Cina, affermando anche che nel 2020 la facilità di affari in Cina non è migliorata o è anzi diventata più difficile; infine, gli impegni di adesione all’OMC non sarebbero stati rispettati in pieno, rendendo la Cina ancora lontana da un sistema di vera economia di mercato.
In conclusione, vi è ancora del lavoro da fare sul piano delle riforme affinché la Cina possa essere pronta ad assestarsi come la più grande economia al mondo. Considerato il ritmo vertiginoso di espansione della società e dell’economia cinese negli ultimi decenni, comunemente indicato come “China speed”, è importante per le PMI italiane studiare le potenzialità della Cina per investire nel mercato cinese ed avere accesso ad un bacino di oltre 1.4 miliardi di persone.
A cura di: Avv. Carlo D’Andrea, Vice Presidente della Camera di Commercio dell’Unione Europea in Cina