Recentemente, l’India ha rappresentato l’avanguardia dell’attrazione di investimenti stranieri, tramite lo sviluppo di politiche e l’attuazione di riforme ad hoc. In particolare, il Paese offre diverse opportunità di crescita e rafforzamento alle imprese straniere: gli investimenti esteri sono governati dalle norme del Company Law Act, della Foreign Direct Investment Policy, del Foreign Exchange Management Act e dei regolamenti della Reserve Bank of India.

I – Background

L’India è stata la prima Nazione asiatica a creare le Export Processing Zones (EPZ); dopo la costituzione della prima a Kandla, nel 1965, altre sette EPZ hanno visto la luce sino al 1990. Lo scopo primario delle Zone era quello di incentivare il settore manifatturiero locale, per spingere la crescita economica; queste zone erano supportate da infrastrutture e particolari pacchetti fiscali, con la riduzione all’osso della regolamentazione amministrativa.

L’India, comunque, seguiva una strategia di autosufficienza ed import substitution fino a tutti gli anni ’80 dello scorso secolo, ma la vera svolta in senso di attrazione di capitali esteri e privati avvenne nel biennio 1990-91.

La normativa Indiana in tema di investimenti stranieri, difatti, è sempre stata molto restrittiva, come riflesso delle politiche economiche socialiste adottate sin dalla conquista dell’indipendenza nel 1947.

Nel 1991, per fronteggiare la propria crisi interna ed il bailout del Fondo Monetario Internazionale, il Paese ha avviato un progetto a lungo termine di liberalizzazione economica, con il Primo Ministro Narasimha Rao ed il Ministro delle Finanze Manmohan Singh. Le riforme economiche hanno incluso sgravi fiscali e riduzioni di tariffe, facilitazioni nell’ottenimento di licenze commerciali e deregolamentazione amministrativa in tema di società, nonché apertura generale del sistema ad investimenti stranieri. Le riforme iniziali, inoltre, hanno previsto la creazione del Consiglio di Promozione degli Investimenti Esteri.

II – Stabilimento di un’impresa

Per iniziare la propria intrapresa, uno straniero in India può scegliere tra le seguenti opzioni:

Joint Venture fra persone fisiche o giuridiche estere e domestiche: ad oggi questo modello rappresenta la forma societaria preferita per le entità straniere, in quanto consente di investire in tutti i settori economici. Una JV è una nuova entità con partecipazioni domestiche e straniere, che persegue un obiettivo economico entro un termine fissato.

Wholly Owned Subsidiary Company: è un tipo di società controllata al 100% da capitali esteri, regolato dal Companies Act. I regolamenti indiani sul transfer pricing si applicano a tali società, sebbene queste siano comunque equiparate ad imprese domestiche; hanno dunque diritto ad ogni tipo di benefici di esenzione e deduzione fiscale riservato alle imprese indiane.

Limited Liability Partnerships: l’investimento straniero al 100%, in questa forma societaria, è stato reso possibile dalle più recenti riforme in tema di Foreign Direct Investment, che hanno reso più agevole lo sviluppo del business degli stranieri in India: ad oggi, infatti, qualsiasi soggetto straniero può registrarsi e condurre affari nel Paese.

Una Filiale è un altro strumento per investire in India, le cui funzioni sono ben più ampie di quelle attribuibili ad un ufficio di collegamento. Una filiale è un’estensione di una società estera coinvolta in affari di commercio o produzione di beni, ed è adatta a quelle società che vogliano stabilire un ufficio temporaneo in India e non abbiano piani a lungo termine per le operazioni nel Paese. Ogni società costituita fuori dallo Stato ed impegnata nel commercio o nella produzione di beni ha diritto ad aprire una filiale, dopo l’approvazione da parte della Reserve Bank of India. Una filiale ha diritto a svolgere diverse operazioni, come importare ed esportare beni, offrire servizi di consulenza o professionali, fare ricerca nelle aree nelle quali opera la relativa società madre, promuovere la cooperazione tecnica o finanziaria tra la società madre e società indiane, agire come agente di compravendita in India per la società madre, offrire servizi di aftersales, eccetera.

Ufficio di collegamento: è un ufficio commerciale che funge da tramite di comunicazione fra gli uffici centrali posti al di fuori dell’India e parti indiane, costituito sotto la giurisdizione della Reserve Bank of India. Il ruolo principale di tale Ufficio è quello di raccogliere informazioni su opportunità di mercato e fornire informazioni sulla società madre ai consumatori indiani, promuovendo l’import-export. Il permesso ad aprire tali uffici è concesso su base triennale, ed è rinnovabile.

Project Office: I Project office sono uffici temporanei costituiti da società estere, con l’autorizzazione della Reserve Bank of India, al fine di svolgere progetti specifici sul territorio dello Stato indiano, ed hanno natura di ramificazione delle relative società madri. Possono essere costituiti da società straniere che abbiano sottoscritto un qualsiasi contratto con una società indiana, e non è concesso che svolgano attività diversa da quella prevista in tale contratto. I profitti così generati possono essere rimpatriati al termine del progetto alla base della costituzione, una volta pagate le relative tasse in India.

III – Vantaggi e Svantaggi

Le JV sono considerate come il miglior modo di intraprendere in India, in quei settori nei quali non è concesso possedere FDI al 100%. Una JV, poi, rappresenta una occasione di basso rischio per le società che vogliano accedere per la prima volta al mercato indiano, dal momento che non vigono leggi speciali per questa forma societaria.

Le Wholly Owned Subsidiary Company, comunque, sono considerate come la via preferenziale per i soggetti stranieri che intendano stabilire imprese in India, dal momento che offrono maggiore flessibilità nel condurre affari: il capitale può essere fornito via equity, debt ed internal accrual.

Laddove comparati con le due forme societarie già descritte, invece, gli uffici di collegamento, le filiali e i project office presentano diversi svantaggi, come ad esempio la presenza di varie attività in cui tali branche di società-madre estere non possono intraprendere, come vendite al dettaglio e produzioni di beni di alcuna natura. Questi uffici, però, possono ottenere il permesso dalla Reserves Bank of India per lo svolgimento di dette attività all’interno delle Zone Economiche Speciali presenti nel Paese.

Un ufficio di collegamento, poi, non può svolgere alcuna attività commerciale, e non può guadagnare alcunché sul territorio indiano, mentre le spese di costituzione e gestione dell’ufficio stesso vanno sostenute dalla società-madre straniera. Non è, inoltre, concesso ad un tale tipo di ufficio di acquistare beni immobili, ed il leasing sugli immobili è concesso per non più di cinque anni. Non è permesso, infine, concludere contratti con soggetti domestici, investire capitali o commerciare.

Anche i project office soffrono varie limitazioni, la Reserve Bank pretende requisiti stringenti in per lo stabilimento di tali uffici. Fra questi, il progetto deve essere finanziato direttamente tramite inward remittance dall’estero, finanziato da un’agenzia finanziaria internazionale bilaterale o multilaterale, controllato dalle autorità addette, e garantito da un term loan concesso da una istituzione finanziaria pubblica o da una banca in India. In caso di mancata soddisfazione di alcuno di tali requisiti, sarà richiesta l’approvazione da parte della Bank al progetto. Lo svantaggio maggiore, ad ogni modo, resta quello – conviene ripeterlo – per cui tali uffici non possono svolgere attività differente da quella prevista nei progetti da cui dipendono.

Conclusioni

1) Possiamo affermare che le joint venture e le società a responsabilità limitata, nonché le controllate, sono le forme di costituzione societaria che consentono agli stranieri di creare persone giuridiche e stabilire imprese in India.

2) Le filiali, gli uffici di collegamento ed i project office costituiti da società-madre di diritto estero sono altri mezzi per iniziare un’attività economica nel Paese.

3) E’ importante, inoltre, evidenziare che – come abbiamo descritto supra – esistono limitazioni e settori nei quali non è permesso investire od intraprendere, a causa delle ancora stringenti politiche nazionali; recentemente, tuttavia, il Governo ha semplificato ulteriormente i mezzi consentiti di investimento, cosicché, se le regole sono rispettate, investitori esteri possono avere grandi opportunità di intraprendere in India.
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