Il delicato scenario geopolitico attuale sta determinando importanti criticità per l’Italia e gli altri Paesi dell’Unione Europea sul piano energetico, che sollecitano un ripensamento collettivo sulle fonti di approvvigionamento e una maggiore attenzione al tema della transizione energetica.

In questa prospettiva, l’idrogeno green – il solo carburante che permette di generare calore ed energia elettrica senza emissione di gas inquinanti – rappresenta una delle più innovative e concrete alternative al gas ed altri combustibili fossili, tanto da essere considerato dall’Unione Europea come il vettore energetico ideale per raggiungere l’obiettivo di emissioni nette di gas serra pari a zero entro il 2050, per il quale è previsto un investimento dai 180 ai 470 miliardi di Euro.

La Regione Abruzzo potrà assumere un ruolo importante in questo processo, anche grazie alla presenza di eccellenze nell’ambito della ricerca industriale in materia energetica, come Italfluid, gruppo internazionale con sede principale a Notaresco, che ha l’ambizione di realizzare in Abruzzo una Hydrogen Valley per il Centro-Sud Italia. L’investimento, stimato in 130 milioni di euro, prevede la realizzazione di un impianto per la produzione di idrogeno tra le province di Teramo e l’Aquila entro i prossimi 24 mesi, il primo in Italia ad utilizzare il “Forsu” (Frazione Organica del Rifiuto Solido Urbano), materiale ricavato dalla raccolta differenziata degli scarti organici per produrre idrogeno verde ad impatto zero, che potrà successivamente alimentare impianti di riscaldamento di edifici pubblici e privati.

L’Abruzzo si dimostra pertanto un territorio aperto all’innovazione e allo sviluppo delle energie rinnovabili, conscio delle numerose opportunità lavorative e commerciali che questa nuova risorsa può offrire, oltre che dalla potenzialità nell’attrazione di nuovi investimenti.

La questione energetica, ad ogni modo, non si limita al territorio dell’Unione Europea ma costituisce un problema globale anche legato al fenomeno dei cambiamenti climatici innescati dalle emissioni di gas serra. Basti pensare che la Repubblica Popolare Cinese, in conseguenza di ondate eccezionali di caldo nel periodo estivo del 2022, ha dovuto implementare misure di razionamento energetico per fronteggiare i correlati picchi di consumo e le sospensioni nella fornitura di energia idroelettrica, che hanno apportato significativo pregiudizio alle attività produttive. Tali fenomeni sollecitano l’attenzione cinese sul tema della transizione energetica, confermato dalla grande attenzione per la produzione dell’idrogeno green, ritenuto fondamentale per il raggiungimento dell’ambizioso obiettivo di neutralità carbonica entro il 2060. Ed invero le condizioni meteorologiche sempre più  estreme che la Cina sta affrontando giocano un ruolo importante in questa spinta, come specificato nel rapporto Carbon Neutrality: The Role of European Business in China’s Race to 2060 della Camera di Commercio dell’Unione Europea in Cina.

La Cina è già il principale produttore mondiale di idrogeno, con circa 33 milioni tonnellate all’anno, le quali però allo stato sono generati con modalità non sostenibili, ossia con l’impiego di gas naturale e carbone. La Commissione Nazionale per lo Sviluppo e le Riforme della R.P.C., nell’ambito di un inedito piano nazionale per lo sviluppo di questa fonte energetica, che si estende fino al 2035, ha però annunciato lo scorso marzo l’obiettivo governativo di arrivare a produrre dalle 100,000 alle 200,000 tonnellate annue di idrogeno green all’anno e di dotarsi di una flotta di oltre 50,000 veicoli alimentati ad idrogeno entro il 2025.

Si prospettano dunque importanti possibilità di collaborazione tra le imprese e le università cinesi e italiane/europee nel settore, essendo queste ultime all’avanguardia nelle tecnologie innovative più adatte a produrre idrogeno green. Del resto, una cooperazione internazionale sui cluster industriali dell’idrogeno tra Cina ed Unione Europea potrà essere decisiva per portare avanti il ​​programma di transizione verso l’energia pulita e risultare reciprocamente vantaggiosa.

A tal proposito, come affermato dal Ministro della Transizione Ecologica uscente Roberto Cingolani, l’Italia e la Cina possono collaborare attivamente e con successo in campi come la produzione e commercializzazione dell’energia rinnovabile, l’efficienza energetica e la digitalizzazione delle infrastrutture energetiche. Tale sinergia, oltre ad essere fondamentale per la lotta contro il cambiamento climatico, può rappresentare un ulteriore incentivo allo sviluppo economico ed all’internazionalizzazione delle imprese italiane.

A cura di: Avv. Carlo D’Andrea, Vice Presidente della Camera di Commercio dell’Unione Europea in Cina e Managing Partner dello Studio Legale D’Andrea & Partners, con sedi anche a Shanghai e Pescara