Politiche sulla gestione dell’epidemia Covid 19 ed integrazione
Non si può non menzionare che dal 21 marzo 2022 la Cina continentale ha registrato un notevole picco di contagi da COVID-19 – sebbene i dati ufficiali siano ancora notevolmente inferiori rispetto ad altri Paesi dell’Asia orientale e dell’Europa – con numeri addirittura superiori alla prima ondata nel 2020. Ciò ha spinto alcune delle principali città del Paese ad adottare nuovamente stringenti misure di quarantena e a somministrare test di massa, come nel caso di Shanghai ed a Jilin nel nord-est; mentre altre aree del Paese, come le regioni centrali e occidentali hanno adottato misure meno restrittive.

La politica cinese di “tolleranza zero” è risultata molto efficace in passato in termini di controllo e prevenzione della diffusione del COVID-19 a livello nazionale, grazie all’utilizzo di test di massa, tracciamento degli spostamenti, isolamento dei  contagiati, rigide restrizioni ai viaggi internazionali e nazionali e isolamento di intere città, che finora  aveva aiutato la Cina a contenere efficacemente ogni focolaio.

Tuttavia, nonostante le difficoltà causate da tale approccio, negli ultimi due anni non si è assistito ad alcun segno di allentamento delle restrizioni ne’ tantomeno ad un’evoluzione della strategia per avere una riapertura del Paese, sebbene queste siano ritenute concausa del rallentamento della crescita economica cinese nella seconda metà del 2021.

Rimane, sicuramente, l’auspicio che la recrudescenza della pandemia non costituisca un motivo ostativo alla progressiva riapertura dei confini della Cina e che il Paese si uniformi alla strategia di riapertura scelta ormai dalla maggioranza dei Paesi.

Infatti molti Stati europei e diversi al mondo tra cui in Asia Sud Korea, Vietnam, Singapore, Indonesia e Tailandia a partire dal Primo di Aprile elimineranno la maggior parte delle restrizioni per i vaccinati e riapriranno le frontiere proprio mentre Shanghai si trova in totale lockdown alle prese con il piu’ grande outbreak dall’ inizio dell’ era Covid nel 2020 ed in Cina ci sono ancora 130 milioni di cittadini oltre i sessanta anni non vaccinati in toto o parzialmente.

Vista la situazione magari e’ il caso di valutare un cambio di strategia che preveda anche la concessione delle dovute autorizzazioni in Cina ai vaccini stranieri tipo Pfizer ed AstraZeneca in attesa da mesi delle dovute licenze dai regolatori cinesi.

 

Conclusioni e prossime azioni

Mettendo da parte le considerazioni sulla situazione epidemica, le iniziative nazionali che collegano diverse regioni in Cina (ad es., il Circolo Economico di Chengdu-Chongqing, la Cintura Economica Costiera di Liaoning) così come gli investimenti più moderni nello sviluppo sostenibile e digitale, comporteranno una crescente interconnessione tra le quattro macroregioni e, auspicabilmente, offriranno alle regioni meno sviluppate un’importante opportunità di crescita.

Detto questo, per i potenziali investitori italiani e stranieri che guardano al mercato cinese, risulta molto importante approfondire – a seconda del settore di attività, dei tempi dell’investimento e di ulteriori considerazioni – l’area più ideale per poter insediare nuove attività d’impresa. Ad ogni modo, gli esposti progetti non rappresentano soltanto una grande opportunità di sviluppo per il mercato domestico ma possono essere di beneficio per gli investitori esteri, in termini di apporto di capitale, know-how e competenze che risultano funzionali al raggiungimento degli ambiziosi obiettivi di sviluppo del Paese.